Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 17 dicembre 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Dimorfismo sessuale scoperto nell’area motoria del linguaggio di Broca. In gran parte corrispondente all’area 44 di Brodmann, l’area della corteccia danneggiata nel paziente di Paul Broca che era ridotto a ripetere il monosillabo “Tan” e consentì la prima descrizione dell’afasia motoria, è oggi ritenuta importante nella comunicazione verbale non solo per l’organizzazione esecutiva dell’eloquio. Un nuovo studio, in pubblicazione nel 2017, ha rilevato una differenza fra i sessi mai così precisamente definita prima e consistente in una maggiore quantità di materia grigia nelle aree 44 e 45 del cervello delle donne. [Kurt F., et al. J Neurosci Res. 95 (1-2): 626-632, 2017].

 

Ritmi circadiani, melatonina e cortisolo nelle persone prive della vista. La luce percepita dalla retina ha un ruolo importante nella sincronizzazione con i ritmi giorno/notte dell’orologio biologico interno, sito nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo. Aubin e colleghi hanno voluto verificare l’importanza dell’assenza dello stimolo della luce solare sulla fisiologia cronobiologica di 11 persone totalmente prive della percezione visiva. Il pattern circadiano, soprattutto in rapporto alla fase di dominio della melatonina con la quiescenza del cortisolo, era alterato. Le concentrazioni della melatonina nei non vedenti erano sempre più elevate in tutte le fasi delle 24 ore, anche se il profilo del cortisolo, incluso il picco mattutino, non era diverso da quello degli 11 volontari vedenti del gruppo di controllo [Behav Brain Res. Jan 15; 317: 515-521, 2017].

 

Straordinari effetti di un trapianto di NSC umane in un modello murino di malattia di Alzheimer. Non è frequente come il trapianto di NSC (neural stem cell) di topo, e in questo caso ha fatto registrare una sorprendente regressione dei deficit cognitivi dei roditori in fase avanzata di un processo neurodegenerativo equivalente alla malattia di Alzheimer umana. Dopo l’inoculazione, le NSC umane si sono distribuite all’interno dell’encefalo, in parte specializzandosi nel ruolo delle popolazioni neuroniche residenti. Il recupero di abilità di riconoscimento, apprendimento e memoria si è avuto grazie al rafforzamento della connettività neuronale e all’incremento dell’attività metabolica. [Li X., et al. Front Aging Neurosci. 8: 282. eCollection, 2016].

 

Conflitto fra biomarcatori del liquor indicanti il probabile sviluppo di malattia di Alzheimer nel difetto cognitivo lieve. Secondo le nuove linee-guida per la diagnosi di malattia di Alzheimer, alcuni biomarcatori consentono di stimare in pazienti con lieve deficit cognitivo (MCI) la probabilità individuale di andare incontro alla fisiopatologia alzheimeriana con l’associato rischio di demenza. Non si conosce, però, il valore di rischio nel caso, non raro, di costellazioni di indici in conflitto fra loro. Alexopoulos e numerosi colleghi hanno condotto uno studio per cercare di stabilire l’impatto di diverse costellazioni di biomarcatori del fluido cerebro-spinale (liquor) sul rischio di progressione per pazienti con MCI. I risultati dello studio indicano chiaramente che solo i pazienti con tutti i biomarcatori positivi avevano un alto rischio di una progressione verso la demenza dovuta a malattia di Alzheimer e, coerentemente, coloro che avevano tutti gli indicatori negativi presentavano il rischio più basso; ma in caso di conflitto si rilevava un rischio differente da paziente a paziente. [Cfr. Alzheimers Res Ther. 8 (1):51, December 9, 2016].

 

La sensibilità al contrasto visivo quale segno precoce di malattia di Parkinson. Le alterazioni visive sono frequenti nella malattia di Parkinson e la sensibilità al contrasto visivo (VCS, da visual contrast sensitivity) è un potente segno non motorio per la distinzione dei pazienti parkinsoniani dalle persone non affette. La VCS è abitualmente valutata mediante stimoli visivi statici, ma Ming e colleghi dell’Università della British Columbia hanno esaminato l’interazione tra la percezione e i movimenti dell’occhio in prove di VCS statiche e dinamiche, in pazienti nella fase iniziale della malattia. I ricercatori hanno trovato un possibile legame fra l’instabilità di fissazione e i deficit di percezione, auspicando l’impiego di profili di VCS spaziotemporale nella diagnostica e nel monitoraggio del Parkinson. [Cfr. Invest Ophthalmol Vis Sci. 57 (13): 5696-5704, 2016].

 

Una scoperta su crani fossili sfida le teorie dell’evoluzione del cervello umano. Lo straordinario sviluppo del cervello nel genere Homo, in larga parte dovuto all’accrescimento esplosivo della corteccia neoencefalica, fu definito da Haldane la più rapida trasformazione nella storia dell’evoluzione biologica (da Australopithecus a Homo habilis). Sono state avanzate varie teorie sui fattori determinanti questo fenomeno, fra cui la più suggestiva è quella di Konrad Fialkowski, poi ripresa da Peter Wheeler e Dean Falk, secondo cui lo sviluppo della corteccia cerebrale avrebbe preceduto la sua funzione attuale e sarebbe avvenuto semplicemente per creare un “radiatore” in grado di disperdere l’eccessivo calore pericoloso per la sopravvivenza dei neuroni e dovuto alle alte temperature delle regioni abitate dagli ominidi protoumani.

L’evoluzione della cognizione umana è tradizionalmente studiata deducendola dalle dimensioni dell’encefalo, ottenute mediante misure di capacità cranica eseguite su resti fossili. Poiché una misura più diretta ed affidabile della cognizione sembra essere la stima del tasso metabolico cerebrale, che si è rivelato proporzionale al flusso ematico, ossia alla perfusione dell’encefalo, alcuni antropologi hanno deciso di stimare la portata plasmatica dell’encefalo dalle dimensioni dei forami cranici attraverso cui passa l’arteria carotide interna dalla quale dipende la maggior parte dell’irrorazione del cervello. La stima condotta in 11 specie di ominidi protoumani, da Australopithecus a Homo sapiens arcaico, ha rivelato che la perfusione ematica nel corso dell’evoluzione è cresciuta più rapidamente del volume del cervello, indicando che con ogni probabilità lo sviluppo della rete vascolare carotidea è stato un fattore di traino evolutivo per lo sviluppo del cervello e, nell’interpretazione di Seymour e colleghi, questi dati supporterebbero l’ipotesi che l’evoluzione dei processi cognitivi avrebbe avuto per conseguenza lo sviluppo della cellularità e della connettività corticale e cerebrale in generale.

Questi risultati, però, non escludono che le cose stiano in maniera esattamente opposta: la teoria di Konrad Fialkowski, Peter Wheeler e Dean Falk si basa sull’assunto che è proprio il sistema vascolare cerebrale a disperdere il calore e, dunque, lo sviluppo dei vasi avrebbe potuto precedere quello del parenchima cerebrale e della cognizione tipica dell’uomo. [Seymour R. S., et al., R Soc Open Sci. 3 (8):160305 eCollection, 2016].

 

Notule

BM&L-17 dicembre 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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